Il 18 maggio segna per gli Eelam Tamil il culmine del genocidio perpetrato dal governo srilankese, che causò la morte di decine di migliaia di civili e tutt’ora ancor’oggi mancano all’appello oltre 140.000 civili. Le autorità dello Sri Lanka, trascurando tutte le norme internazionali, oltre ad utilizzare cibo e medicinali come armi di guerra contro i civili Tamil, hanno sistematicamente bombardato, utilizzando armi che violano la convenzione di Ginevra quali bombe a fosforo e a grappolo, nelle cosiddette “No-Fire Zone”. Furono lanciate bombe sulle tendopoli, sugli ospedali con donne, vecchi e bambini feriti, sulle colonne di profughi in fuga e sulle linee di rifornimento umanitarie. Testimoni raccontano che le coordinate degli ospedali temporanei venivano fornite dalla Croce Rossa Internazionale ai generali del governo dello Sri Lanka per evitare che li bombardassero per errore. Contrariamente il governo utilizzò tali coordinate per prendere meglio la mira, così da uccidere anche i soccorritori.

COSA ERANO LE NO-FIRE ZONE?
Le “No Fire Zone”, designate tali dallo stesso Governo dello Sri Lanka e controllati direttamente da essi, consistevano in 32 chilometri quadrati di territorio, nel nord-est dell’isola, dichiarati zona di sicurezza con l’apparente scopo di permettere ai civili intrappolati, di trovare rifugio dai bombardamenti.
I civili erano stati deportati in questi campi di internamento per essere logorati fisicamente e psicologicamente, il tutto fa senza dubbio parte di un perfetto piano genocida del Governo dello Sri Lanka per eliminare qualsiasi tipo di rivendicazione della popolazione Tamil.
In violazione alla Convenzione di Ginevra, gli sfollati sono stati imprigionati in aree recintate con filo spinato e ogni aspetto della loro vita veniva controllato dall’esercito dello Sri Lanka. L’accesso nei campi era stato fortemente limitato ad organizzazioni umanitarie, ai media indipendenti, ai parenti degli sfollati e ai politici di opposizione.

CONDIZIONE SANITARIE NELLE NO-FIRE ZONE
Varicella, diarrea, febbre virale e tosse erano le malattie più diffuse tra gli sfollati. Inoltre per la mancanza di antibiotici e di anestesia la gente preferiva morire che sopravvivere poiché tale era il dolore insopportabile che si provava durante le amputazioni ed operazioni chirurgiche senza anestesia.
Improvvisate sale operatorie, da cui provenivano urla strazianti, diventavano vere e proprie camere di tortura circondate da pozzi di sangue. La restrizione delle forniture mediche ai civili Tamil era inaccettabile e costituiva una violazione del diritto umanitario. I civili erano costretti a vivere in teloni a 5 metri di distanza l’uno dall’altro dove non vi era alcuna distinzione tra uomini e donne, infatti queste erano costrette a fare il bagno apertamente fianco a fianco con gli uomini.


RESTRIZIONE ALIMENTARE NELLE NO-FIRE-ZONE
Un’altra strategia governativa furono le restrizioni alimentari, usate come mezzo di coercizione e di tortura dei civili Tamil. La gente era ormai stanca e segnata dalla guerra. Non c’era latte in polvere per i bambini. I civili stavano diventando sempre più magri e ossuti. Gli anziani erano abbandonati alla morte poiché lasciati senza cibo per diversi giorni. Ogni giorno decine di bambini morivano per malnutrizione e venivano rapiti con relativi ricatti e le donne venivano violentate dai militari.

DOPO IL MAGGIO 2009?
Nonostante siano passati ben 14 anni dal termine del conflitto armato, il genocidio continua inesorabilmente assumendo forme più subdole: quali politiche di discriminazione e occupazioni militari dei territori Tamil.
Il Governo dello Sri Lanka continua ad evitare qualsiasi richiesta di investigazione e attivazione di un processo per i crimini commessi e il ritardo della Comunità internazionale concede spazio e tempo sufficienti per la cancellazione delle prove.

Il tutto non ferma la diaspora Tamil, che continua a lottare verso la giustizia e la rivendicazione dei diritti calpestati. Nel percorso volto alla giustizia e alla rivendicazione dei diritti negati, il diritto all’autodeterminazione assume un valore rilevante. In tal modo, la diaspora Tamil ha riscontrato due importanti riconoscimenti del genocidio perpetrato dal governo dello Sri Lanka da parte di due comuni italiani: il comune di Valdilana [ex comune di Trivero] (BI) nel 2012 e Palermo (PA) nel 2021; e dall’assemblea legislativa di Ontario, legge passata al parlamento canadese nel 2021 come Bill 104.
Il tutto non ferma la diaspora Tamil, che continua a lottare verso la giustizia e la rivendicazione dei diritti calpestati. Nel percorso volto alla giustizia e alla rivendicazione dei diritti negati, il diritto all’autodeterminazione assume un valore rilevante. In tal modo, la diaspora Tamil ha riscontrato due importanti riconoscimenti del genocidio perpetrato dal governo dello Sri Lanka da parte di due comuni italiani: il comune di Valdilana [ex comune di Trivero] (BI) nel 2012 e Palermo (PA) nel 2021; e dall’assemblea legislativa di Ontario, legge passata al parlamento canadese nel 2021 come Bill 104.

Il GENOCIDIO CONTINUA ancor’oggi assumendo forme più subdole
Il genocidio continua ancora oggi sotto diverse forme con il chiaro intento di cancellare l’identità del popolo Eelam Tamil:
- Il diritto alla memoria è un uno dei diritti essenziali ma il governo dello Sri Lanka lo ha violato distruggendo i cimiteri dei caduti Tamil, memoriali ed i monumenti costruiti proprio in memoria delle vittime della guerra.
- Si assiste ad un forte processo di cingalesizzazione, mediante il quale il governo dello Sri Lanka insedia i cingalesi e costruisce monumenti buddhisti nei territori Eelam Tamil con il fine di cambiare la demografia dell’area.
- Il governo cerca di cancellare la presenza dei Tamil ribattezzando i luoghi tamil con nomi cingalesi.
- La diaspora subisce un genocidio indiretto tramite la dichiarazione fiscale della loro nazionalità come cingalese nei documenti rilasciati dal governo Italiano presso le questure. Pure i ragazzi/e eelam tamil negli elenchi presso le scuole italiane vengono registrati come cingalesi.
Il genocidio del popolo Eelam Tamil, anche se in altre forme, continua in silenzio e davanti alla Comunità Internazionale!